La nostra individualità è un’individualità di eventi, un caleidoscopio che forma ogni volta una nuova composizione. Il nostro corpo è un organismo continuamente disfatto e rifatto nella naturale modificazione dei suoi elementi costitutivi. Esso rimane se stesso nella sua assoluta transitorietà, così come la totalità del reale che ci permea e circonda.
L’unico rapporto che conserviamo con il mondo è quello della funzionalità e dello sfruttamento, tutto ciò a cui diamo una riconoscibilità diventa “mezzo per”. Oltre questo la realtà resta impenetrabile. Ma l’essenza della realtà e dell’essere è una trama di stratificazioni contemporanee e successive che si intrecciano l’una con l’altra ibridandosi, in un costante divenire di connessioni. È una sovrapposizione di strati transitori che si compenetrano. È un tessuto che non smette di ripiegarsi su sè stesso, così come il tessuto della nostra coscienza. I capelli dell’artista ineriscono alla terra disponendosi sulla superficie della tela. Con il nostro muoverci, il nostro spostarci, la realtà resta segnata dal nostro passaggio indelebilmente. Il naturale disfarsi e ricomporsi del nostro organismo, come la caduta spontanea dei capelli e delle cellule della nostra pelle, segna le tappe dei nostri percorsi, delinea il nostro transito, lascia per sempre traccia di noi stessi nel mondo. La nostra organicità, specchio del nostro vivere, rivela il nostro esistere, il nostro muoverci, il nostro essere nel mondo, dal nostro concepimento alla nostra scomparsa che non è mai reale. Il divenire del nostro essere diventa mappatura del nostro passaggio che, con la mappatura del transitare degli altri esseri viventi, diventa mappatura del mondo. Con il cadere dei capelli si delinea la linea dei nostri percorsi che rimarrà indelebile nel mondo organico che percorriamo e si ibriderà alla materia divenendo parte integrante del mondo ed essenza del mondo stesso. Così facendo il mondo rivela la sua componente assolutamente umana da cui deriva e con cui è in costante interazione. In ogni istante della nostra vita senza rendercene conto ci nutriamo della carne del mondo, che nel medesimo istante si nutre della nostra carne.
L’unico rapporto che conserviamo con il mondo è quello della funzionalità e dello sfruttamento, tutto ciò a cui diamo una riconoscibilità diventa “mezzo per”. Oltre questo la realtà resta impenetrabile. Ma l’essenza della realtà e dell’essere è una trama di stratificazioni contemporanee e successive che si intrecciano l’una con l’altra ibridandosi, in un costante divenire di connessioni. È una sovrapposizione di strati transitori che si compenetrano. È un tessuto che non smette di ripiegarsi su sè stesso, così come il tessuto della nostra coscienza. I capelli dell’artista ineriscono alla terra disponendosi sulla superficie della tela. Con il nostro muoverci, il nostro spostarci, la realtà resta segnata dal nostro passaggio indelebilmente. Il naturale disfarsi e ricomporsi del nostro organismo, come la caduta spontanea dei capelli e delle cellule della nostra pelle, segna le tappe dei nostri percorsi, delinea il nostro transito, lascia per sempre traccia di noi stessi nel mondo. La nostra organicità, specchio del nostro vivere, rivela il nostro esistere, il nostro muoverci, il nostro essere nel mondo, dal nostro concepimento alla nostra scomparsa che non è mai reale. Il divenire del nostro essere diventa mappatura del nostro passaggio che, con la mappatura del transitare degli altri esseri viventi, diventa mappatura del mondo. Con il cadere dei capelli si delinea la linea dei nostri percorsi che rimarrà indelebile nel mondo organico che percorriamo e si ibriderà alla materia divenendo parte integrante del mondo ed essenza del mondo stesso. Così facendo il mondo rivela la sua componente assolutamente umana da cui deriva e con cui è in costante interazione. In ogni istante della nostra vita senza rendercene conto ci nutriamo della carne del mondo, che nel medesimo istante si nutre della nostra carne.